sabato 16 marzo 2013

Sin city

Las Vegas, Sin city, città di totale perdizione. Perché i casino aprono alle 11 di mattina, perché mentre giochi ti portano da bere a gratis, perché ti vendono frozen cocktail come fossero succhi di frutta in accattivanti e giganteschi bicchieri inclusi nel prezzo, che puoi portare a casa come souvenir. Senza che neanche te ne accorgi ti trovi ad essere pompato, euforizzante e pronto a spendere l'inverosimile. Le luci ti abbagliano, la musica ti gasa, i profumi ti assuefanno. Ti vien da chiederti spesso "sogno o son desto?". Il senso di perdizione totale è una costante che ti accompagna e ti lascia solo sulla via del ritorno.
Tutto brilla e luccica a Las Vegas... Dentro ai casino non c'è luce naturale ed è un mix di luci colorate e fluorescenti, luci ad intermittenza, scritte al neon. Fuori dai casino ci sono i vestiti delle persone: saranno le luci della ribalta, saranno le mille luci degli alberghi/casino, ma la turista donna di Las Vegas, di ogni razza e ogni status sociale, sente il dovere di sfoggiare quante più paillette e lustrini ha nel guardaroba.
Sto ancora cercando di capire cosa mi ha lasciato Vegas... Abbaglio... Stordimento... Rapimento... Di sicuro la voglia di tornarci perché la sensazione di trovarsi in un mondo parallelo dove tutto può accadere e comunque sia "What happens in Vegas, stays in Vegas (quel che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas)", è una sensazione unica e irripetibile altrove. E di solito è quello che si cerca da una vacanza.

Vostra io-non-ho-giocato-alla-roulette-perché-tanto-avrei-perso-e-basta
Chiara